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di Alberto Oliverio ROMA (10 settembre) - Oggi, al Cern di Ginevra, viene realizzato quello che è uno dei più importanti esperimenti della fisica delle particelle. Utilizzando un acceleratore chiamato Lhc (Large Hadron Collider), un anello sotterraneo lungo 27 chilometri e situato a una profondità di 100 metri sotto la città, gli scienziati cercheranno di realizzare un Big Bang in miniatura. Si tratta di provocare una collisione di protoni sparati ad altissima velocità.L’obiettivo è quello di appurare come si è formata la massa, la proprietà della materia che permette l'esistenza delle cose inanimate e animate. Senza la massa, infatti, l'Universo sarebbe solo un oceano di particelle che si muoverebbero alla velocità della luce, ma che non si aggregherebbero fra loro per dar luogo alle molecole. Senza massa non esisterebbero stelle e pianeti ma anche la stessa vita.
Lhc, dunque, andrà a caccia di quelle particelle che c'erano quando si è formato l'Universo, come sostiene la teoria del Big Bang, la grande esplosione le cui "pulsazioni" possono essere ancora seguite dagli scienziati. Ma un conto è una teoria, un conto è un esperimento scientifico che permetta una simulazione su scala estremamente ridotta. In linea di massima, se tutti i protoni che costituiscono i due fasci di particelle che entreranno in collisione dovessero scontrarsi si sprigionerebbe la stessa energia provocata dall'esplosione di 173 chili di tritolo. Ma questa possibilità e soltanto teorica e la quantità di energia sprigionata sarà di gran lunga inferiore. Non si tratta quindi di aver paura, sulla scia di un allarme insensato che si è diffuso tra i media non per opera di scienziati ma da parte di incompetenti: le migliaia di scienziati che partecipano all'esperimento, i fisici italiani sono oltre 600, rappresentano una garanzia che dovrebbe porre in fuga qualsiasi timore.
Ma perché allora si è diffusa la paura che l'esperimento potrebbe portare alla fine del mondo, dando luogo a un Big Bang di dimensioni incontrollabili? Se guardiamo al passato possiamo renderci conto che da quando gli uomini hanno prodotto tecnologie si è manifestato un atteggiamento bivalente: da un lato l'apprezzamento del nuovo ed utile, dall'altro il timore che l'innovazione potesse sconvolgere la vita. Così è stato, ad esempio, quando le prime locomotive hanno cominciato a correre nei campi: le mucche non daranno più latte, si leggeva nei giornali inglesi di due secoli fa, la gente perderà il senso del tempo, la vita delle campagne sarà a rischio. Ma anche senza andare così lontano numerose altre innovazioni hanno suscitato paure per la carica di novità che comportavano.
L'esperimento che viene oggi realizzato a Ginevra, al cospetto di centinaia di giornalisti di tutto il mondo e trasmesso in diretta dalla Bbc, ci permetterà di comprendere meglio come è nato l'universo, come è fatto e anche come siamo fatti noi. Per non parlare dell'indotto che riguarda tecnologie d'avanguardia di cui l'industria italiana si è assicurata il 17% dei contratti e delle possibili ricadute. Oggi è un giorni importante per la scienza ma anche per la cultura in quanto dalla collisione di due fasci di particelle potremo sapere qualcosa di più sulla storia dell'Universo e sulla nostra stessa storia.
Fonte: Il Giornale
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